PAUL VALERY - IL CIMITERO SUL MARE (1922, dalla raccolta "Charmes")



(trad. Paolo Giammarroni)


Questo tetto tranquillo, passeggio di colombe,

palpita tra gli alti pini e tra le tombe.

Qui la giusta metà del giorno dona bracieri

al mare, mare che da sempre ricomincia.

Mia ricompensa? Potervi scrutare a lungo

la calma degli Dei, esauriti i miei pensieri.

 

(…) Come si scioglie un frutto

nel piacere, come in delizia

muta la sua assenza

dentro la bocca che ogni forma

asciuga, qui anch’io

annuso il mio futuro rogo

e ogni cielo – per l’anima stanca –

accompagna il mutar del canto

delle rive, in dissonanza.

 

Cielo bello, cielo vero, vedi come

Cambio? Io, iper-orgoglioso, io

Così strambo, cervello accidioso,

eppure ancora forte:

io mi abbandono a questo orto

rilucente e l’ombra mia che

plana su casette di morte –

mi istruisce al suo rollare,

stancamente.

 

Con l’anima esposta ai fari

dello zenit, io sostengo te,

speciale giusta Luce.

Guardati! Sei la più

combattiva e senza pietà.

Ti condurrei al tuo luogo iniziale,

pura… Ma farti

rinascere suppone, oh Luce, che

stia in ombra l’altra triste metà.

 

(…) Zenone disumano! Paradosso

Di Elea! M’hai trafitto

con la tua freccia eterea che vibra

in fuga, ma che non vola affatto!

Lo schiocco mi dà il via, il dardo poi

m’uccide! Ah, il sole… utile ombra

di tartaruga per la psiche… e Achille

fermo nel mio scatto!

 

Ma no, alziamoci! Verso l’era

successiva! Oh corpo mio, spezza

ogni forma riflessiva!

Oh petto mio, nùtriti alla culla

dei venti! Mi sa ridare

l’anima questa freschezza

che dal mare s’alza… Oh forza salsa!

Corriamo all’onde, riemergiamone

viventi!

 

(…) Si alza il vento!... Proviamo con

la vita! Sfoglia e richiude

gli appunti miei una folata grande.

Via pagine ingiallite, volate

nel maestrale! L’ondata

- mille gocce – osa scheggiar le rocce!

Spazzate, oh flutti, questi tetti

tranquilli, già ormeggi

per gli stretti fiocchi,

per le rande.

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