MIA, AL COLLO (racconto)

MIA, AL COLLO

Non è neanche tutta d’oro, ma solo placcata. Valore: poca cosa (500 euro?). Come quella d’argento. Fosse d’oro pieno si scatenerebbe una zuffa e non una semplice gara. Ha una sua dignità anche la terza, quella di bronzo, che richiede una fusione di ottone e alluminio.

In fondo la terza medaglia è quella che esprime la maggior fatica per uscire dall’anonimato, apre una prospettiva futura anche se offre meno gioia. E quella d’argento, come ogni cosa mediana, lascia un amaro in bocca, non solo quando la mordicchi per le foto della cerimonia.

Nate per le prime Olimpiadi e poi offerte a ogni possibile competizione agonistica, le medaglie differenziate portano in trionfo gli atleti migliori o più fortunati. Ne sottolinea la straordinarietà l’uso del podio, anche di pochi centimetri, ma sufficienti a segnare quell’ascesa al cielo che resta esperienza di pochi o di poche.

Purtroppo le medaglie, con le coppe e le targhe, poi si impolvereranno su un ripiano, sempre più astratte, rimandi a prestazioni lontane nel tempo e scavalcate da imprese di nuove generazioni.

In realtà vinciamo noi, gli altri, quelli della cosiddetta medaglia di legno. Invisibile, non indossabile, leggera e profumata di cirmolo. Quant’è la distanza tra terzo e quarto posto? Spesso un centimetro o una frazione di secondo. Una sportiva non dovrebbe mai piangere per così poco. Per ora non sei andata oltre, chissà perché. “Battere” qualcuno non ti dà soddisfazione. E poi il legno è più naturale del metallo. Anche l’agognato podio a tre livelli, trasportabile e di scarso valore in sé, è fatto di legno. Il recinto del nostro giardino l’abbiamo preferito in assi verticali, o diagonali per la cuccia del cagnone.

La sera al camino immoliamo un corto fiammifero e offriamo prima legnetti, poi rami e infine un ciocco resistente a lungo: ci scalda e ci fa sognare. Un buon allenamento verso la primavera, anche se dovesse spezzarsi la punta o il legno colorato della matita con cui sto prendendo questi appunti gratuiti.


(Paolo Giammarroni, dalla nuova raccolta di racconti CLOU!!!)


 

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